I MMG: dal riscatto del “personal computer” negli anni 80 ai gravi rischi dell’attuale telematica sanitaria, impersonale o sovra-personale. Possono i medici di medicina generale moderni staccare la spina? Perché no?
Nel primo anno dopo la laurea ho frequentato un reparto di un piccolo ospedale di provincia, il cui primario disprezzava i medici che compilavano lunghe pagine della cartella cartacea. Egli ci diceva “il vero medico ha tutto qua (e indicava la testa)”, “il vero medico ricorda tutto”. Questo collega del sud Italia in qualche modo era uno dei continuatori della cultura di Platone, che sosteneva che lo scrivere era un atto di tradimento nei confronti della memoria. Al di là degli aspetti aulici, quel medico coltivava la tradizione di un’antica professione, secondo cui il medico deve mantenere un certo distacco e non può esporre la sua autorevolezza ai tanti “scribacchini” che possono controllarne i suoi pensieri congelati in scrittura. Quel medico interpretava un’antica tradizione di potere, discutibile. Oggi, nel 2011, però, corriamo il rischio contrario: quando il medico di medicina generale (MMG) compila un certificato di malattia o una ricetta o la lista dei problemi, abbonda nel lasciare tracce documentali del suo pensiero e degli aspetti intimi dei suoi assistiti su un mezzo elettronico, che non poche volte è già interfacciato (o è sul punto di esserlo) con potenti database regionali o nazionali. Al medico che sommessamente esprime dubbi su questa “evoluzione” si risponde a muso duro che questa è la modernità e che indietro non si può tornare.
Francesco Del Zotti (MMG – Verona, Direttore di Netaudit)