Marzo 1998

Morire a Casa. Una Buona “Fine” Per un Buon Principio

Da qualche tempo ci si è accorti, in Italia, che per la Sanità le risorse economiche non sono “infinite”. L’auspicato contenimento della spesa viene perseguito con l’introduzione di parametri di congruità per le strutture di ricovero (DRG) e con la valorizzazione della Medicina del territorio, che può migliorare il bilancio anche attraverso l’opera di contenimento della spesa farmaceutica e il potenziamento dell’educa- zione sanitaria svolta dai medici di Medicina Generale. “Morire a casa” da una parte restituisce valore al domicilio alla famiglia e al medico di famiglia, dall’altra favorisce un’assistenza domiciliare che sembra diventare sempre più una modalità alternativa più umana e meno costosa al ricovero. A Verona, già dal 1991 un gruppo di medici di medicina generale e alcuni oncologi, particolarmente sensibili al problema della terminalità, hanno incominciato ad incontrarsi per approfondire le problematiche di chi non può guarire. Nell’Aprile del 1992 nasceva così a Verona l’ADO (Associazione per l’assistenza domiciliare oncologica) con l’obiettivo di verificare l’effettiva possibilità di fornire una cura di qualità ai malati oncologici terminali. La caratteristica originale e originaria di questo progetto poggia da un lato sul principio che lo stare a casa deve corrispondere ad un effettivo desiderio del malato e dei suoi familiari (fatte salve ovviamente le caratteristiche strutturali del domicilio e le peculiarità cliniche della malattia), e dall’altro sul principio della centralità della figura del medico di fami- glia, effettivo responsabile, non solo istituzionale, della cura dei malati che lo hanno scelto, anche in questa fase della loro esistenza.

Romanelli GV, Boninsegna Fernando, Gastaldo (MMG Verona), Perini Alessandro (Oncologo Palliativista – Ospedale Borgo Roma – Verona)

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